Le botteghe da falegname - L’attività di falegnameria nell’ottocento e nella prima metà del novecento era molto sviluppata, infatti dai registri di controllo dei pesi e misure del Comune di Montechiarugolo risultavano attivi 10 laboratori di falegnameria nel 1850, 15 nel 1887, e nel 1944 si contavano 37 addetti. Il fatto che oggi siano quasi del tutto scomparsi, in parte dipende dal fatto che i mobili sono diventati attività industriale, ma determinante è stata la sparizione di tantissimi manufatti in legno, quali: bigonci e le botti per vino, o per stabilimenti conservieri, le navazze per pigiatura, i mezzi di trasporto in legno quali carri, birocci, carrette per letame e altri usi, pale da melica o da farina attrezzature da cucina come gramole e le varie tipologie d’infissi. Nonché tutte le strutture in travi per solai e tetti. A quei tempi spesso per realizzare infissi e altri oggetti, il cliente contadino forniva il legno tagliando alberi del podere. Il legno non ama l’acqua pertanto la sua lavorazione avveniva anche allora in ambienti protetti dalla pioggia e ove possibile dall’umidità e quindi in una bottega.
L’Attrezzatura - L’attrezzatura della bottega era molto vasta, molte parti erano in legno, e spesso non era di provenienza industriale, ma realizzata dalla stessa bottega, essa comprendeva l'immancabile il banco da falegname e svariati attrezzi manuali quali le seghe, le pialle i trapani, gli scalpelli i martelli, le lime, coltelli a due manici, le zappette, chiodi e viti, morse e morsetti la carta vetrata, la colla, e per finire le vernici. Dai primi del novecento molti attrezzi da manuali sono diventati macchine, prima azionate da motori a combustione interna, poi da motori elettrici, tra queste i bindelli (grosse seghe), le piallatrici i trapani ecc. Un attrezzo caratteristico di molti falegnami era il marchio a fuoco con le loro iniziali, col quale marchiavano i loro attrezzi e alcune delle loro produzioni.
La materia prima - Il legno proveniva dagli alberi, che in antichità venivano tagliati con la scure dai boscaioli e in seguito da grosse seghe azionate da due persone.
I tronchi così sezionati venivano portati nelle segherie ove venivano ulteriormente sezionati in:
- Quartoni, ovvero assi di spessore di una decina di cm;
- Travi dalla semplice squadratura del tronco sino a travetti di dimensioni di 10 cm per lato, e meno;
- Assi dello spessore di 3 - 5 cm e della larghezza di 10 – 20 cm e oltre.
La lavorazione avveniva su macchine segatrici (Bindelli ) azionati da una forza motrice che nell’ottocento poteva essere una turbina idraulica ( quindi presso un canale come per i mulini ), successivamente a inizio novecento l’energia motrice poteva derivare da motorizzazioni a vapore e successivamente da motori a scoppio. Ultimi arrivati, e tuttora funzionanti sono i sistemi con motorizzazione elettrica.