Il sugo d’uva - La pratica di produrre direttamente il vino per consumo famigliare, con la pigiatura nel tradizionale “Navasol”, o con l’utilizzo delle pigiatrici a rullo, è praticamente cessata con la fine del 900, le residue realtà di vinificazione domestiche sono ridotte a rari casi , e a volte a scopo puramente ludico. Ma dove queste pratiche sono rimaste anche a livelli marginali ne seguono alcune realizzazioni, quali Il Sugo d’uva – Si prelevavano uno o due litri di mosto dal tino poche ore dopo la pigiatura, quindi si metteva il mosto in un tegame scaldandolo a fuoco lento, e immettendo farina bianca, il tutto tenuto ben mescolato ( come per la polenta) per evitare grumi, e bruciature. A cottura terminata si versava nei piatti e si lasciava raffreddare. Col passare dei giorni tendeva a diventare più consistente e più buono, ma non si poteva aspettare troppo, perché poi arrivavano le muffe ed era da buttare.