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IGIENE NELLE CASE RURALI
IGIENE - Mancando il bagno, l’attività di lavaggio del volto, o il farsi la barba era svolta sul lavabo, strutture in ferro o in ottone e marmo, nelle quali si disponeva di uno specchio, una brocca per l’acqua pulita, un catino e un asciugamano. Il bagno (la doccia non esisteva) era evento abbastanza raro, d’inverno veniva espletato in un grosso bigoncio (in genere lo stesso che si usava per il bucato, e dato che disporre d’acqua calda non era cosa semplice spesso la stessa acqua serviva per più persone. D’estate la cosa era più semplice la vasca posta sotto la porta morta (l’erbi) consentiva un comodo punto per il lavaggio di piedi e gambe per tutti, e certamente anche per un bagno completo per i bambini.
I canoni igienici - Valter Mazzali ci ricorda che una delle vertenze contrattuali gestite dal padre (Sindacalista agricolo), tra salariati e agrari negl’anni 70, ebbe come richiesta di disporre nella casa del salariato ( ad esempio il vaccaro ) di un bagno, fu così che con l’accettazione della richiesta, in qualche caso alcuni salariati ebbero la disponibilità del bagno, prima che il titolare del fondo lo realizzasse per se.
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Cesso di campagna | Cesso di paese |
Lavabo – La toeletta mattutina, lavaggio del viso, taglio della barba per l’uomo e cura dei capelli per la donna avveniva in camera da letto davanti al lavabo. Questo attrezzo nella forma più semplice consisteva in un telaio in ferro smaltato a tre piani, nel piano alto si disponeva un catino in ceramica o metallo, nel piano intermedio un vaso per la raccolta dell’acqua utilizzata per il lavaggio, e nel piano inferiore un secchiello o una brocca per l’acqua pulita. Le strutture più elaborate, in metallo o marmo erano dotate di un piano superiore sul quale oltre al catino si potevano porre pettini o altri oggetti quali il set per la barba, ed inoltre disponevano di uno specchio più o meno ampio.
Ove negli anni ’50 e ‘’60 si realizzarono i bagni servizi igienici e lavandini i pitali, i lavabo più bruttini andarono in solaio.
Con l’avvento dei bagni anche l’asciugacapelli elettrico entra nelle abitazioni.
Cosmetici e set da toeletta – Ci raccontava il barbiere della Villa che i giovanotti alla domenica facevano la fila per essere pettinati dal barbiere con la brillantina. La più famosa era la brillantina Linetti che imperversava con la sua pubblicità nei caroselli. Decisamente diffuso era il dopobarba “Proraso“ certamente presente negli anni cinquanta ma anche nei decenni successivi.
Nella collezione non manca un “set da toeletta femminile”, composto da forbicina, limetta per unghie, pinzette e varie palette di uso indefinito.
Ventagli - Piuttosto diffusi erano i ventagli, utilizzati generalmente dalle signore per rinfrescarsi dalle calure estive ma anche per giocherellare o nascondere il viso in occasioni di chiacchierate con amici o incontri più galanti.
Siringhe per iniezioni – Nella prima metà del ‘900 si moriva ancora per la polmonite per mancanza di medicine atte a combatterla. Ma negli anni 50 era ormai diffusa l’uso delle iniezioni di pelicelina, le siringhe in quel periodo erano dotate di aghi del diametro di quasi un centimetro, e dato che per sterilizzarli si usava porli in una vaschetta d’alluminio con acqua e farli bollire, la bollitura certamente uccideva i microbi, ma lasciava tracce di calcare sull’ago che lo rendevano ancor più doloroso.
Attrezzi moschicidi – Nelle case di campagna con annessa stalla la presenza di mosche era fastidiosissima, e dato che le abitazioni non disponevano di zanzariere la guerra alle mosche aveva due armi. Le “macchinette per il Flit” che spargevano antiparassitari quali il DDT e altri tipi meno pericolosi per la salute umana, e le meno pericolose ma certamente esteticamente indesiderabili nastrine moschicidi strisce appiccicose che pendevano dai soffitti di abitazioni e stalle, ove le mosche attratte dal profumo e forse dal colore vi si posavano sopra e vi restavano incollate.
Pattumiere e scope – Le pattumiere nella prima metà del ‘900 erano realizzate in legno, con una base ampia, e un manico comodo per il trasporto del rusco. Le scope erano realizzate con saggina e manico in legno.
Battipanni e piumini – I battipanni erano realizzati con rami di ??? avvolti e piegati …
Il Bucato – Era elemento fondamentale dell’igiene, per realizzarlo si doveva prima preparare il detersivo, “l’alsia”, che si otteneva ponendo della cenere ( nella quale si doveva evitare di bruciare tappi di sughero e altri inquinanti) su una pezza di stoffa appoggiata ad un bigoncio, su questa si buttava acqua calda che percolando attraverso la cenere si arricchiva di fosfati (la stessa sostanza dei moderni detersivi) , naturalmente non conteneva gli sbiancanti e tutti i derivati che ci regalano allergie e dermatiti. Nella prima metà del secolo e localmente ancora negli anni sessanta il sapone utilizzato nei poderi era generalmente autoprodotto, con il trattamento a caldo dello strutto di maiale con soda caustica.
Oggi con le moderne lavatrici si realizzano lavaggi con cadenza giornaliera, allora la cadenza era più o meno stagionale, ovvero non si realizzava quasi mai in inverno. L’operazione di lavaggio avveniva generalmente in un grosso bigoncio (la soiola) e un’assa sulla quale si poneva il capo da insaponare o spazzolare. Per le famiglie molto numerose il bigoncio era insufficiente, in qual caso si utilizzava una navazza in legno lunga circa due metri e che poteva ospitare due persone con le relative assi da spazzolo. Il risciacquo dei panni richiedeva molta acqua che doveva essere faticosamente prelevata dai pozzi, pertanto chi abitava vicino ad un canale o al fiume lo sciacquo dei panni lo realizzava sulla sponda di un canale o nel corso del torrente.
Un’alzaia sul canal Maggiore a Basilicanova
Fu attorno agli anni cinquanta che il comune realizzò nelle varie frazioni dei lavatoi dotati di vasche in cemento e acqua corrente facilitando il lavoro delle lavandaie. Una volta lavati i panni venivano stesi, nell’ottocento probabilmente lo si faceva su un prato, poi con la disponibilità dei fili d’acciaio zincato si sono realizzati gli stenditoi, e per fermare i panni si usarono le ochette in legno senza molla, poi quelle con la molla (da cui il nome moietì ) simili a quelle in plastica che si usano oggi.
Negli anni cinquanta - sessanta oltre alle lavatrici elettriche comparvero delle mini lavatrici manuali, delle specie di bolle in plastica dotate di un manico che manualmente consentiva di far rotare la bolle e quindi i panni in essa contenuti.
I detergenti per la pulizia dei piatti - Il primo passaggio di pulitura in campagna, si effettuava con la crusca, che esercitava una sgrassatura delle stoviglie e arricchiva la crusca stessa di sostanze nutrienti migliorandone il potere alimentare per l’uso animale al quale era poi destinata. Nel centro dei paesi dove non si potevano allevare animali il detersivo corrente era costituito dalla lisciva.