Scopri gli usi
ELETTRICISTI
FUSIBILI E PORTAFUSIBILI INDUSTRIALI
INTERRUTTORI A COLTELLO
INTERRUTTORI E PRESE ELETTRICHE IN CERAMICA
INTERRUTTORI E PRESE SOTTOVETRO
INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI IN BACHELITE
ISOLATORI BASETTE E MORSETTIERE PER ELETTRICISTA
ISOLATORI DI BASSA TENSIONE PER LINEE AEREE IN CERAMICA
ISOLATORI DI MEDIA TENSIONE
PRESE DA INCASSO
PRESE DA INCASSO IN RESINA CON FRUTTO IN CERAMICA
PRESE MULTIPLE, RIDUZIONI E SPINE
PROTEZIONI DI MEDIA TENSIONE (15 KV)
PULSANTI E PERETTE IN BACHELITE
QUADRI ELETTRICI
RELE’ AD USO CIVILE
TABACCHIERE E PORTA FUSIBILI IN CERAMICA
TUBAZIONI E FILI ELETTRICI
PREMESSA - Il materiale elettrico dovrebbe essere suddiviso nei comparti “Impiantistica civile, Impiantistica industriale, Impiantistica di media tensione” ma trattandosi di un numero molto elevato di oggetti abbiamo preferito suddividerlo in una decina di tipologie, limitando l’analisi dei comparti al breve cenno di premessa.
L’impiantistica civile che raccoglie gli elementi d’impianto delle abitazioni nella prima metà del novecento era realizzata in modalità a vista, ovvero con i conduttori elettrici posati su isolatori a parete e quindi in vista, mentre nella seconda metà del secolo le condutture erano posate entro tubazioni poste entro l’intonaco e le apparecchiature in scatole entro la muratura, quindi in modalità sottotraccia.
L’impiantistica industriale, riguardava gli impianti di forza motrice l’utilizzo più diffuso in campagna fu l’elettrificazione dei pozzi, mentre nelle fabbriche i vari macchinari e attrezzi per i processi industriali.
L’impiantistica di media tensione è abbastanza lontana dalla nostra coltura ma penso che quasi tutti abbiamo notato gli isolatori in ceramica posi sui pali della luce.
DETTAGLIO DEI COMPONENTI L’IMPIANTISTICA CIVILE
L’impiantistica nelle abitazioni civili sia dei centri urbani che delle case di campagna era talmente concentrata sull’illuminazione degli ambienti che l’energia elettrica era volgarmente definita “la luce”. I componenti l’impianto nella prima metà del secolo erano definiti a vista e consistevano in :
ISOLATORI – L’isolatore è un cilindretto in ceramica (ma esistevano anche in legno) dotato di una scanalatura circolare per il fissaggio della treccia di conduttori, e un foro assiale nel quale s’infilava il chiodo di fissaggio alla parete.
I CONDUTTORI – Erano fili di rame a treccia isolati in gomma a sua volta rivestiti in tessuto.
BASETTE DI FISSAGGIO APPARECCHIATURE - Erano dischetti di legno dello spessore di circa un centimetro che, una volta fissati a parete a mezzo di un chiodo, consentivano un facile montaggio dell’apparecchiatura e seppure in modo limitato evitavano che qualche filo mal posizionato nell’apparecchiatura andasse a contatto della parete.
MORSETTIERE – Consentivano di realizzare le derivazioni dei conduttori da una linea ad un utilizzatore o comando. Erano realizzati con una base in ceramica sulla quale erano fissati 4 o più morsetti per realizzare le derivazioni. Generalmente erano protetta da un coperchio in bachelite.
LE APPARECCHIATURE - Erano realizzate in ceramica, si distinguevano in protezioni, comandi e prese.
I comandi - Erano molto limitati e in genere si riducevano all’interruttore che realizzava l’accensione di una lampada comandata da un’unica posizione, ed eccezionalmente si usava il deviatore per disporre del comando da due posizioni, usati particolarmente per le camere, ove un comando era presso la porta e l’altro posto pendente dalla testiera del letto era definito peretta, ma essendo un oggetto che doveva restare libero e con frequenti sbattimenti veniva realizzato in legno.
Le prese - In un primo tempo avevano solo due alveoli perché gli impianti non prevedevano il conduttore di protezione ovvero la terra, e il passo tra gli alveoli era quello tuttora usato per le prese da 10 A sempre con struttura in ceramica, per lo più utilizzate per l’alimentazione dell’apparecchio radiofonico. Gli elettrodomestici che a quei tempi erano rari, venivano alimentati con prese da 15 A (Il riferimento è elle attuali prese) e anche prese tripolari per usi industriali.
Le protezioni – La sicurezza dell’impianto elettrico e i rischi di fulminazione per le persone non erano particolarmente sentiti. L’ unica protezione attiva era quella contro i cortocircuiti e si basava sui fusibili, installati in scatolette rettangolari chiamate tabacchiere forse perché la forma poteva richiamare una scatoletta da tabacco.
La struttura più semplice consisteva in una base in ceramica di forma rettangolare che conteneva due vani paralleli entro i quali erano alloggiati due morsetti. I due fili della linea elettrica in arrivo erano fissati ai morsetti della lato sinistro e destro della parte alta e la linea ripartiva collegata ai morsetti della parte bassa. Il coperchio aveva parimente quattro morsetti ove si installava il filo di piombo e stagno ( fusibile ) ognuno collegava così il lato alto con il basso. Il montaggio del coperchio chiudeva il circuito lo smontaggio lo apriva sezionando l’impianto. L’effetto di protezione era realizzato dai fili di piombo che in caso di forti correnti ( cortocircuiti) fondevano sezionando l’impianto.
PORTALAMPADE - Naturalmente servivano a sostenere e collegare alla rete una lampada. Le strutture in ceramica si diversificavano per la forma ma principalmente per la dimensione della filettatura se grande ( E27) adatta alle lampade normali se piccola ( E14) adatta a lampade piccole tipo da abatjour. Naturalmente esistevano vari tipi, la versione verticale da soffitto o inclinata per l’uso a parete, o privo di fissaggi per il montaggio di lampade sospese.
SECONDA META’ DEL SECOLO DALLA CERAMICA ALLA BACHELITE- Negli anni cinquanta l’industria elettrica propone comandi prese, portalampade in bachelite ( generalmente di colore nero ), la funzione resta quella di prima, cambia il colore da bianco a nero, e naturalmente calano i costi di produzione. La tecnica si è però evoluta e compaiono nuovi prodotti, tra questi una postazione citofonica interna con base da tavolo e cornetta tipo telefono.
APPARECCHIATURE DIVERSE – Un quadretto elettrico di una sacrestia, composta da una base in legno, due coppie di portafusibili in ceramica, e quattro interruttori in bakelite per il comando di altrettante luci. Segue un deviatore in legno ( peretta ) per testata di letto.
DALLA BACHELITE ALLE APPARECCHIATURE AD INCASSO - La tecnologia si evolve arrivano gli impianti sottotraccia ovvero con i conduttori posti entro tubi in materiale termoplastico murato all’interno della parete. Anche le apparecchiature si adeguano a questa tecnica che prevede una scatola murata a filo parete sulla quale si installano le apparecchiature. Le prime serie di apparecchiature del 1952 hanno come base un dischetto di vetro e vengono definite sottovetro. Il frutto interruttore o presa( in ceramica) è contenuto in una scatola in resina murata nella parete, e dalla quale si dipartono le tubazioni anche queste sottotraccia.
L’utilizzo delle apparecchiature sotto vetro è di breve durata e sempre negli anni 50 compaiono le apparecchiature con fronte ( placca ) in resina avorio, e frutti lato interno alla scatola ancora in ceramica come nella tipologia sotto vetro.
Lo sviluppo tecnologico è incalzante, e rapidamente i frutti realizzati in ceramica cedono il passo a strutture in resina, che in pochissimi anni sono a loro volta superate da apparecchiature che vedono il frutto inglobato nello stesso materiale della placca. Anche queste preste tipologie invecchieranno rapidamente, sostituite dalle apparecchiature modulari in commercio ormai da alcune decine d’anni.
PRESE MULTIPLE E SPINE – Data la scarsità di punti prese nei vecchi impianti l’arrivo dei primi elettrodomestici comportò la comparsa e uso delle prese multiple in bachelite. La caratteristica che accomuna prese multiple e spine oltre all’alternarsi nel tempo della ceramica, alla bachelite resta costante sino agli anni sessanta la mancanza del polo di terra.
CONDUTTORI – Come accennato negli impianti a vista si usavano conduttori in rame unipolari, isolati in gomma, e rivestiti con una treccia di cotone. Normalmente per impianti d’illuminazione e prese servivano due conduttori, mentre per impianti con comandi da due posizioni ne servivano tre. Posati gli isolatori e le apparecchiature si avvolgevano i due o tre fili tra di loro formando una treccia, che veniva leggermente aperta per fissarla sull’isolatore. In tempi più recenti per modifiche o impianti provvisori si utilizzo la piattina, una specie di cavetto in PVC piatto composto da due o tre conduttori appaiati con una striscia centrale di tre millimetri, nella quale si puntavano i chiodi per fissarla a parete. Metodo d’uso semplicissimo, sicurezza bassissima , e per fortuna ormai in disuso. Per l’impiantistica sottotraccia i conduttori erano sempre in rame, in un primo tempo il rame era un filo unico, poi arrivò la treccia, e l’isolamento era in PVC.
E TUBAZIONI – Nell’impiantistica a vista in particolare per quella industriale i conduttori che dovevano essere posati in aree esposte alle intemperie, o su pareti ove potevano essere danneggiate dalla movimentazione di oggetti in lavorazione si usava posarli in tubazioni a vista del tipo Bergman. Questo tubo era costituito da una parte esterna in sottile lamiera zincata, e all’interno da un nastro di cartone catramato come isolante. Più recentemente disponendo di conduttori isolati in PVC e con guaina le tubazioni per pose a vista di tipo industriale passarono dal tubo Bergman al tubo elios, realizzato in acciaio verniciato e commercializzato con curve e manicotti di giunzione.
Nell’impiantistica civile nella modalità sottotraccia i tubi erano in materiale termoplastico, commercialmente erano disponibili verge da 3m di dimensioni diverse, da un minimo di 9 mm e un massimo di 30. Non erano disponibili curve o manicotti, per realizzare le curve si segna va il punto nel quale si voleva realizzare la curva, quindi si infilava nel tubo un cavo del diametro leggermente inferiore a quello interno del tubo, quindi con una torcia realizzata co carta di sacchetti di calce si scaldava il tubo facendo attenzione a non scaldarlo troppo altrimenti si formavano bolle poi il tubo prendeva fuoco. Un aneddoto può illustrare le difficoltà, a 15 anni durante le vacanze estive andai a fare il garzone da elettricista dopo una settimana durante la quale il padrone ( allora si chiamavano così) mi faceva fare l’aiutante porta questo la dammi quello ecc. un pomeriggio mentre ci trovavamo in un cantiere edile mi disse “ senti io devo andare a fare una riparazione qui ci sono venti tubi per fare la posa in questo corridoio ne servono una decina, se andare a sera finisci il lavoro bene, se invece non ti bastano i tubi vai pure a casa e domattina non tornare”. Per cinque minuti stetti a pensare, ero impaurito, arrabbiato e confuso poi con calma preparai qualche rotolo di carta, presi le misure per due curve consecutive e accesi l torcia. Il mattino seguente mi presentai al padrone e dissi cosa devo fare con gli undici tubi rimasti ? Prima andiamo a vedere cosa ai fatto poi ne parliamo. Si era una cosa che richiedeva attenzione, ma non era poi così complessa.
INTERRUTTORI A COLTELLO – Ogni impianto aveva un interruttore generale, ovvero un apparato che apriva il circuito su tutte le linee dell’impianto, fase e neutro nei circuiti bipolari, o le tre fasi nei circuiti tripolari. A differenza dei sezionatori che in genere operavano con impianti fermi l’interruttore poteva operare anche sotto carico, ovvero se si comandava un motore l’interruttore poteva aprire il circuito anche con motore funzionante. L’apertura di un circuito con corrente elevata provocava senza opportuni accorgimenti avrebbe provocato archi che potevano portare alla fusione dell’apparto. Per evitare queste conseguenze l’interruttore aveva delle basi che tenevano ben serrati i coltelli, era poi dotato di molle di richiamo per cui quando si azionava l’interruttore le molle si tendevano sino al punto da superare la forza di tenuta dei contatti che serravano il coltello e a quel punto il movimento della lama diventava rapidissimo e l’arco si interrompeva senza conseguenze.
FUSIBILI E PORTAFUSIBILI INDUSTRIALI – I fusibili industriali operavano come i fusibili civili delle tabacchiere fondendosi in caso di cortocircuito. Trattandosi però di correnti molto più elevate il filo ( fusibile ) non era a vista, ma contenuto in una cartuccia ceramica, e la taratura ovvero la corrente che ne determinava la fusione era indicata nella cartuccia stessa, quindi esistevano fusibili da 10 A, 50 A ecc. Alcune strutture di alloggiamento dei fusibili avevano la funzione di sezionatore, ovvero con apposite maniglie consentivano di aprire il circuito. Successivamente si svilupparono interruttori carenati dotati di porta fusibili a cartuccia.
INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI – Il tempo delle tabacchiere coi fili di piombo è superato, vengono messi in commercio interruttori magnetotermici quali elementi di sezionamento e protezione impianti. Il principio di funzionamento si basa su un piccolo solenoide che al passaggio di una correte superiore ad un valore di targa fa scattare un meccanismo che apre il circuito. Il grosso vantaggio rispetto ai fusibili era dovuto alla sensibilità della protezione che poteva intervenire per guasti e quindi forti correnti, ma anche per sovraccarichi e in ogni caso il ripristino del circuito non richiedeva la sostituzione del fusibile, ma il solo sollevamento di una levetta.
ISOLATORI PER BASSA TENSIONE IN CERAMICA – Le linee elettriche aeree realizzate con conduttori nudi o isolati richiedevano elementi di sostegno isolanti da porre sui pali o mensole, e per questo si usavano gli isolatori in ceramica, un tipo particolare forma di pipa rovesciata serviva invece per fare entrare le linee negli edifici evitando questi portassero con sé la pioggia.
QUADRI ELETTRICI – I quadri elettrici della prima metà del secolo avevano interruttori a coltello, ed eventuali apparecchiature in ceramica. Erano montati su pannelli in marmo, probabilmente scelti perché avevano due caratteristiche positive, la prima erano incombustibili e la seconda erano in materiale isolante. Il colpo d’occhio era piacevole, ma certamente costosi e pesantissimi. A fine anni cinquanta compaiono pannelli in lamiera Gli interruttori sono del tipo magnetotermico, generalmente spariscono le strumentazioni quali voltmetri e amperometri.
RELE’ – Nell’impiantistica civile i relè avevano più funzioni, una il relè passo passo serviva da interruttore ove si avevano più punti di comando, ad esempio in un corridoio con molte porte, in questo caso si realizzavano vari punti di comando con pulsanti, schiacciato un qualsiasi pulsante il relè faceva uno scatto e se prima il circuito era aperto ( spento) dopo lo scatto era chiuso ( luce accesa ) e viceversa. L’altro tipo di relè era il temporizzatore, anche questo veniva comandato da uno o più pulsanti, ad esempio ad ogni porta una scala, e ricevuto il comando dal pulsante il relè si eccitava e per un tempo prefissato ad esempio 60 secondi manteneva accese le luci. Un terzo tipo era il relè cartellino, questo serviva in alcuni uffici pubblici per far comparire su un quadro esterno alla porta un numero da 1 a 10 o da 1 a 20 per definire tra le persone in attesa chi doveva entrare.
SUONERIE – Erano i classici campanelli da porta, venivano comandati da un pulsante che alimentava la suoneria, questa tramite un solenoide ( elettrocalamita) attraeva il battacchio che andava a sbattere contro la campana di ottone, ma col movimento di spostamento del battacchio si apriva il circuito quindi l’elettrocalamita liberava il battacchio che ritornava in posizione di riposo, ma a questo punto si richiudeva il circuito e si ripeteva tutto il ciclo quindi il suono era dovuto ad una serie di percussioni del battacchio. In un secondo tempo si realizzarono suonerie senza campanella e il suono era piuttosto un ronzio.
ELEMENTI DEL TELEGRAFO – come noto il messaggio telegrafico era una serie di punti e linee che venivano prodotti dall’operatore azionando un pulsante, premuta breve = punto, premuta lunga = linea. Il segnale correva sui fili e giunto alla stazione ricevente una postazione di ricevitore era dotata di un elettromagnete che richiamava sul nastro la penna che incideva le linee o i punti.
TELERUTTORI – Negli impianti elettrici con più motori o con l’esigenza di variare il senso di marcia e altro, il comando può essere dato da un pulsante, ma la chiusura del circuito avviene attraverso una specie di interruttore ove la manovra non è manuale tramite una leva ma avviene in modo elettrico attraverso l’eccitazione di elettromagneti presenti nel teleruttore In sequenza attraverso un pulsante si comanda un relè, il relè alimenta gli elettromagneti che chiudono i contatti del teleruttore, per spegnere si diseccita il relè, gli elettromagneti si diseccitano, e le molle aprono i contatti del teleruttore.
SALVAMOTORI – La protezione dei motori attraverso fusibili non era sufficiente, per proteggere da sovraccarichi dovuti a gusti dei macchinari o condizioni che frenavano eccessivamente il motore vennero realizzate delle protezioni ( termiche) che potevano essere finemente tarate sulla singola utenza, e che una volta intervenute per eccesso di carico potevano facilmente essere riattivate senza sostituzione di pezzi come richiesto con i fusibili.
AVVIATORI STELLA TRIANGOLO – All’avviamento sotto sforzo i motori elettrici assorbono moltissima corrente, un sistema per limitare questi elevati assorbimenti si ottiene con il collegamento a stella ovvero ogni avvolgimento del motore è alimentato a 220 Volt ( fase e neutro), quando il motore sta prendendo velocità si esclude il collegamento a stella e si realizza quello a triangolo ovvero si alimentano gli avvolgimenti a 380 Volt ( fase fase).
CONTATORI D’ENERGIA – Il contatore in metallo nero con il dischetto che gira quando l’impianto assorbe energia era presenta da decenni nelle nostre abitazioni. La terna di contatori da incasso era probabilmente in un settore di un impianto industriale.
STRUMENTI DA QUADRO – Nella collezione sono presenti due amperometri da incasso di modesta portata.
STRUMENTI PORTATILI – Nella collezione è presente un amperometro con cassa in legno, e una cassetta in legno contenete un amperometro. Un altro quadretto con base in legno raggruppa più amperometri. Seguno un misuratore per verificare la resistenza dell’impianto di messa a terra. Un misuratore d’isolamento e un tester multifunzione.
RELE’ MAGNETOTERMICO PER MEDIA TENSIONE – Per proteggere gl’impianti di media tensioni da cortocircuiti si adottano relè magnetotermici funzionalmente simili ai relè di bassa tensione. Essendo però ubicati in cabine di trasformazione ovviamente non presidiate da personale hanno tarature in A e tempi d’intervento regolabili per evitare interventi indesiderati.
ISOLATORI DI MEDIA TENSIONE – Nelle linee aeree di media tensione i cavi cono supportati da isolatori che possono essere in vetro o ceramica. Le linee a 15 kV per ogni conduttore hanno un solo isolatore, le linee a tensione più elevata sono invece dotata di serie di più isolatori che vengono definiti a cappa e perno.