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ATTREZZI PER LA VINIFICAZIONE
Ampio è il campo degli attrezzi per la vinificazione, ad esempio quando si visitano vecchi castelli o altrettanto vecchie cascine si vedono grossissimi torchi, con scritte più o meno esplicite che ci indicano che la loro funzione era di pigiatura. Nelle nostre campagne ove la vigna era più ad uso diretto che per grandi produzioni, i sistemi di pigiatura prevedevano :
IL BIGONCIO – Si utilizzava per la pigiatura di modeste quantità d’uva, ad esempio per l’uva bianca.
LA NAVAVAZZA - O navasol, era utilizzato per la normale attività sino agli anni sessanta settanta del novecento. Era totalmente in legno, si appoggiava su due bassi cavalletti che essendo di diversa altezza creavano una pendenza verso il fronte dotato di una paratia che consentiva al mosto di scorrere verso il bigoncio sottostante. Per evitare che le vinacce ostruissero lo scarico sul fondo della navazza era posizionato un graticcio con feritoie abbastanza strette da non lasciar passare i chicchi d’uva ma solo il liquido prodotta dal calpestio del mostatore. A seconda della lunghezza della navazza potevano operare due o tre mostatori contemporaneamente, naturalmente a piedi nudi.
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Navazza standard per pigiatura. | Navazza giocattolo con bambini all’opera |
MOSTATRICI MANULI A RULLI – Il principio di queste macchine si basava sulla movimentazione di due rulli attraverso un volano, Il movimento di contro rotazione portava i grappoli a inserirsi tra i due rulli che li schiacciavano trasformandoli in mosto. L’evoluzione di queste semplici macchine si è realizzata nei materiali di costruzione, i rulli e il volano restarono sempre realizzati in metallo, mentre nelle prime mostatrici il cassone di carico e telaio erano in legno, in una fase intermedia si realizzarono con telai in ferro e negli anni Cinquanta anche il cassone diventa in lamiera di ferro.
MOSTATRICE A SBATTIMENTO – Con il progresso tenere in cantina per un anno una navazza e mettersi a pigiare sapeva di vecchio, per questo presero piede piccole mostratrici a motore montate su un motocarro L’Ape che oltre al trasporto forniva l’energia motrice. La macchina estremamente veloce provvedeva anche all’espulsione delle graspe per cui ne guadagnava la qualità del vino prodotto.
MOSTIMETRO – Scarsamente utilizzato nelle campagne ma certamente importante per chi produceva vino da vendere e acquistava uva, il mostimetro permetteva di leggere la gradazione zuccherina del mosto basandosi sulla densità del mosto. Nota la densità del mosto si può stimare la gradazione alcoolica che avrà il vino, ad esempio un mosto con gradazione zuccherina di diciotto gradi porterà ad un vino con circa 11 gradi alcoolici.
IL TINO - Il mosto prodotto ( liquido e vinacce ) veniva messo nel tino, una specie di botte di legno senza coperchio sull’estremità superiore e dotata di uno spinotto nella parte inferiore. Qui avveniva la fermentazione, ovvero la trasformazione degli zuccheri in alcool, il processo durava mediamente dai tre ai cinque giorni a seconda delle temperature ambiente, una caratteristica dalla quale si evidenziava l’avvenuta fermentazione era il formarsi del cappello di vinacce che emergeva dalla massa liquida. I fermenti che avviavano il processo erano presenti nelle bucce, infatti se si realizzava una vinificazione in bianco con pochissime bucce i tempi di fermentazione si allungavano fortemente. Laddove non si intendeva utilizzare il torchio, spillato il vino buono si realizzava il mezzovino, ovvero si mettevano vari secchi d’acqua sulle vinacce, si lasciava il tutto per due o tre giorni quindi si spillava il mezzovino, che aveva un colore più chiaro del vino un sapore non molto accentuato e una gradazione alcolica non misurabile.
IL TORCHIO – Il concetto del non si butta niente era ben espresso dal torchio. A vino spillato dal tino, si raccoglievano le vinacce superficiali del cappello, e si buttavano sia perché quasi secche, ma soprattutto perché inacidite, con la parte restante delle vinacce (quasi la totalità), si immettevano nel torchio e qui venivano spremute. Il vino prodotto era decisamente aspro e si presentavano tre possibili soluzioni:
Prima - Mischiarlo al vino spillato rendendo il tutto un poco più asprigno;
Seconda – Berlo presto in attesa che il vino buono si rafforzasse;
Terza - Sfruttare le caratteristiche delle torchiature per realizzare dei lunghi mezzo vino per dar da bere ai falciatori nelle mattine soleggiate e afose.
LE BOTTI – Nelle aziende agricole il vino era generalmente conservato in botti da 5 – 10 quintali, e il nostro lambrusco vino abbastanza leggero dai 10 ali 11 gradi non gradiva lunghe conservazioni per cui veniva consumato nell’arco dell’anno, generalmente prelevandolo giornalmente con un fiasco o altro contenitore.
IMBUTI DA BOTTI – Servivano per travasare vino da secchi o bigonci verso la botte, aveva una forma a vasca, in legno, e sul fondo emergeva un cono in rame dal quale transitava il vino o mosto.
SPINOTTI DA BOTTE – Come accennato per prelevare il vino dalle botti, queste dovevano disporre di appositi spinotti in legno. Questi erano dotati di un attacco alla botte di forma conica, che veniva forzato entro un apposito foro della botte. Una chiavetta, ovvero un pernoforato con maniglia fungeva da rubinetto. Nella collezione sono presenti vari spinotti.
LE DAMIGIANE – Per piccole produzioni ad uso privato dopo la spillatura si usavano le damigine da 30 – 50 litri a seconda del fabbisogno. Le damigiane servivano anche per chi non pigiava, ma le usavano per il trasporto di vino acquistato.
CARRETTO PER DAMIGIANE – Come si è accennato chi andava ad acquistare il vino alla cantina e al tempo non aveva l’auto si serviva di un apposito carretto realizzato con ruote da bicicletta, e telaio in legno.
FILTRI PER VINO DOLCE – Per ottenere del vino dolce si utilizzava un filtro costituito da un bigoncio appeso al soffitto, che fungeva da serbatoio di partenza, a questo era collegato un filtro in tela dotato di un rubinetto d’entrata per dosare o chiudere l’ingresso di mosto. Il mosto filtrato che trasudava dal filtro era raccolto da un secondo bigoncio posto sotto al filtro.
POMPA DA VINO – Era un attrezzo utilizzato in grosse cantine per trasferire il vino da una botte all’altra l’azionamento era manuale. Era dotata di due ruote per lo spostamento all’interno della cantina.
SGRASPATRICE – serviva dopo la pigiatura per eliminare le graspe dal mosto in quanto queste potevano procurare acidità al vino.
GASATRICE – Serviva per immettere gas nel vino e renderlo quindi artificialmente frizzante. Il gas era fornito da una bombola contenente anidride carbonica.
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Data creazioneMercoledì, 26 Maggio 2021
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Ultima modificaDomenica, 12 Settembre 2021