LA CALDERA – E’ a tutt’oggi una vasca conica in rame nella quale veniva posto il latte prelevato dall’affioratore e veniva riscaldato con un fuoco a legna sino a circa 70 ° La capacità di gestire il fuoco senza allontanarsi troppo dalla temperatura di lavorazione era certamente una maestria del mastro casaro. Durante il riscaldamento con opportuni strumenti si manteneva mescolato il tutto
LE FASCERE – Sono fasce il legno sottile avvolte a formare un cerchio del dimetro di circa 50 cm con sponde alte 20 cm ed è dotata di due corde che servono a fissarla su un certo diametro. All’interno della fasciera viene posto il prodotto estratto dalla caldera che assume così la struttura di una forma di grana..
DISCO COPRI FORMA – E’ un disco in legno massiccio di diametro di 49 e spesso 7 cm, posto sopra alla fasciera serviva a pressare l’impasto in modo che aderisse alla fascera stessa.
IL SALATOIO – Dopo qualche giorni dalla posa nella fasciera, la forma viene tolta da questa e messo nel salatoio vasca contenete acqua con una certa percentuale di sale. La permanenza nel salatoio e di circa 12 - 18 giorni.
IL TAVOLOTTO ROTANTE – Estratta la forma dal salatoio la si posa su di un tavolotto in legno dotato di un asse che ne permette la rotazione, su questa base si procede alla rifilatura del bordo creando così e strisce di tosone. Finita l’operazione di rifilatura la forma viene portata sulle assi di stagionatura. Con le attuali fasciere in plastica dotate di bordi inclinati l’operazione di tosatura e quindi la produzione di tosone è sparita.