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ARREDAMENTO DELL'ABITAZIONE RURALE
ANDARINO E GIRELLO
APPENDIABITI DA ARMADIO
APPENDIABITI DA PARETE
ATTREZZI PER BUCATO
BATTIPANNI
BAULI IN LEGNO
CESTINI DI VIMINI E BORSE
COMO'
COMPONENTI PER LUCERNE
CORNICI
CULLE
IL CAMINO
LANTERNE
LAVABO
LETTI PER ADULTI
LETTI PER BAMBINI
LUCERNE DA TAVOLO
LUMINI ALIMENTATI A OLIO
PORTAFIORI SECCHI
TELEFONI
ARREDAMENTO DELL’ABITAZIONE RURALE - L’arredamento delle case agricole del settecento era certamente ridotto all’essenziale.
L’arredo bimbi- Anche nell’ottocento i bambini nascevano piccoli piccoli e da una mamma, ma certamente erano meno fortunati, la fame, le malattie, il freddo e a volte l’ignoranza di qualche regola igienica erano causa di morte premature. Il tasso di mortalità nella fascia d’età da zero a un anno era del 20%, e da uno a 7 anni il numero totale di bambini deceduti era superiore a quello di tutti gli altri cittadini con più di sette anni.
I primi mesi di vita il bambino li passava nelle culle, semplici strutture in legno nel quale il bimbo fasciato ben bene poteva dormire, piangere e agitarsi ma con le fasciature non correva certo il rischio di cadere dal letto.
Certamente i genitori amavano i loro figli, ma il tempo da dedicare loro era poco, vuoi perché in famiglia i figli erano il triplo di quelli delle famiglie odierne, sia perché le madri dovevano lavorare nei campi. Superati i primi mesi, i più fortunati, potevano godere di una limitata libertà di movimento, si infilavano in un andarino e in questo potevano muoversi limitatamente avanti e indietro lasciando libera la madre di svolgere le proprie attività. Negli anni cinquanta l’andarino lascia il posto al girello, col quale il bambino poteva girare per tutta la stanza.
Arredo delle cucine di abitazioni dei contadini - Nel corso di due secoli e passato da una struttura poverissima, ad esempio la cucina era imperniata sull’utilizzo del solo camino, e l’illuminazione da candele o lucerne, a quella della prima metà del Novecento ove alcuni già disponevano di stufe, in alcuni casi di illuminazione elettrica. Naturalmente erano profondamente diverse le strutture e l’arredo di una casa da contadino, dalla casa di tipo padronale. Per semplicità ci limiteremo alla semplice presentazione di elementi d’arredo derivati dalla raccolta del “Museo Montechiarugolo”.
Elemento essenziale dell’arredo di una cucina era un tavolo con un numero di sedie almeno uguali alle persone che vi pranzavano, lo stile del tavolo variava da una struttura estremamente semplice con piedi squadrati, ad altre più costose con piedi torniti, in ogni caso erano provvisti di uno o due cassetti che generalmente contenevano le posate e altri piccoli strumenti. In alcuni tavoli erano presenti dei fori sui lati più stretti che consentivano di alloggiare delle prolunghe per le occasioni nelle quali sui avevano ospiti.
Il buffè che ospitava piatti, bicchieri scodelle e se dotato di un’anta a vetri dietro questa stava il servizio buono da usarsi solo nelle feste.
la madia, conteneva la farina la paletta e il tavler che servivano per la lavorazione della farina, per sfoglia (pasta), e per il pane che si impastava poi con la gramla. Nella collezione sono presenti due forme di madia, una essenziale a forma di tavolo, l’altra più grande con il vano inferiore atto ad ospitare stoviglie e altro.
Le sedie erano in genere del tipo impagliato, nella prima parte del novecento si sono diffuse sedie più eleganti con linee liberti. La presenza di un anziano (al Nonòn) comportava spesso la presenza di un seggiolone più o meno sofisticato a seconda delle disponibilità economica della famiglia.
il camino svolgeva la duplice funzione di riscaldamento, e fuoco per la preparazione del cibo, attività successivamente delegate alla stufa economica, nel dopocena se non si andava in veggia nella stalla il camino serviva come riscaldamento e illuminazione de la famiglia che vi si riuniva su panche o sedie.
Il secchiaio – Nel novecento le cucine si dotarono del secchiaio, alcuni in pietra altri più economici in marmiglia, generalmente posto in un angolo della cucina, o in un attiguo ripostiglio, sopra al secchiaio un gancio sosteneva il secchio d’acciaio zincato che rappresentava la scorta d’acqua per gli usi di cucina.
L’arredo delle camere da letto - La loro funzione era naturalmente quella del dormire, per questo conteneva uno o più letti, spesso per esigenze dimensionali il letto matrimoniale non era del tipo a due piazze, ma ad una piazza e mezzo ovvero la larghezza non era di 160 cm ma di 120, e spesso in un letto dormivano più bambini.
Generalmente i letti erano realizzati in legno, ma non mancavano modelli metallici con piantoni in ghisa e testate in lamiera smaltata.
Nei nostri letti il materasso è ormai in lattice o del tipo a molle, ma nel Settecento nelle abitazioni popolari, era realizzato con cartocci di granoturco. Successivamente si diffusero i materassi di crine e via via anche per le classi meno abbienti arrivarono i costosi materassi di lana, e si creò un’attività specifica per ringiovanire ogni due o tre anni detti materassi, cardando nuovamente la lana per renderli più morbidi, ed eliminare la polvere che li andava impregnando. Anche i cuscini ebbero la loro evoluzione, e per un certo periodo il best era rappresentato dalle piume d’oca.
Altri elementi essenziali dell’arredo erano un armadio a due ante, dotato in genere di una cassettiera nella parte inferiore, di due vani alti, uno a più ripiani e l’altro ove si sistemavano gli attaccapanni (omet .
Generalmente non mancavano uno più bauli (uno dei quali probabilmente era entrato in famiglia con la dote della moglie). Successivamente i bauli furono sostituiti o integrati da un comò, ovvero una cassettiera che nel 900 si completava con una specchiera più o meno ampia.
La cosa oggi può sembrare strana ma a quei tempi la stanza da bagno era privilegio di persone molto ricche, il cesso nelle case contadine era sul retro della stalla, mentre per le persone dei paesi si trovava in un luogo comune accessibile a più famiglie. Ne segue che per espletare esigenze fisiologiche durante la notte si utilizzavano i vasi da notte che per igiene venivano tenuti in apposito vano del comodino, piccolo mobile dotato di un cassetto, e il vano su accennato, probabilmente il nome comodino derivava dal termine “comoda” che era una seggiola sulla quale i ricchi espletavano i loro bisogni.
Appendiabiti – E’ una tipologia d’oggetto che pur mantenendo invariata la funzione di sostegno degli abiti assume diverse forme. La più semplice è l’appendiabiti da armadio, che nei modelli più vecchi aveva una forma a T che sembrava la stilizzazione di una persona, da cui il nome dialettale “ omet”, nei modelli più recenti a perso l’asta verticale mentre si è aggiunta una orizzontale per il supporto di pantaloni o gonne. Una seconda tipologia sono gli appendiabiti a parete generalmente con base in legno, e elementi di sostegno pure in legno o metallo. In fine gli appendiabiti con piede generalmente presenti solo nelle abitazioni padronali.
Cornici – Nelle case padronali le cornici potevano aver contenuto dipinti, stampe nelle case contadine più semplicemente immagini sacre, più raramente foto di un parente scomparso. Le strutture variano da base in legno con finitura a stucco, o semplici strutture in legno verniciato.
Telefoni – Non riguardano certamente l’arredo di case contadine, nella prima metà del novecento erano oggetti rari anche nelle case di facoltosi proprietari. Il modello più vecchio della nostra collezione è composto da un mobiletto da parete in legno, sul quale sono montate nella parte alta due suonerie elettriche e un microfono. Al centro un disco per comporre il numero telefonico, e al lato una cornetta dotata di cavo e manico per portarla all’orecchio. Un modello moderno ma costruito in stile anni trenta è realizzato in resina nera, con cornetta mobile, ma già dotato di spinetta per allaccio ad una presa telefonica moderna.
Un modello che ha operato per tutta la seconda metà del novecento è realizzato in resina grigia, con base dotata di disco per la combinazione del numero telefonico e cornetta con microfono e ricevitore.
Oggetti da tavolo – una moda del primo novecento portava a trasformare i bossoli da cannone in ottone in vasi da fiore. La lavorazione era abbastanza elaborata come si evidenzia nell’oggetto in collezione, ove si è operato sul piede, sul bordo superiore e con incisioni sul corpo. Molto più semplice secondo vaso con bossolo della seconda guerra mondiale, praticamente privo di lavorazione.
Una tovaglietta con l’immagine di Alessandro Volta porta la data del 1899.
Il cestino in sottile filo metallico stagnato ha forma di cuore, e dotato di due manici poteva fungere da generico porta oggetti.
Una serie di scatolette in ottone con e senza coperchio, potevano contenere piccoli oggetti, ma fondamentalmente dato la loro eleganza fungevano da elementi d’arredo.
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Data creazioneVenerdì, 01 Gennaio 2021
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Ultima modificaSabato, 20 Novembre 2021