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ACCESSORI PER TRAINO ANIMALE
IL TRAINO ANIMALE - Il traino di macchine agricole effettuato con animali avveniva con l’abbinamento di due elementi, i timoni o barre, e i gioghi che assoggettavano l’animale trainante.
Timoni – Gli attrezzi quali carri, falciatrici meccaniche ecc. per lo sforzo necessario alla loro movimentazione avevano necessità di traino con due animali, in questo caso il timone era strutturalmente una trave che da un lato era fissato al mezzo da trainare, dall’altro ad un giogo che assoggettava una coppia di animali. Vediamo di seguito gli elementi del timone:
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Becco | foro per giogo | giunzione orizzontale |
La trave orizzontale variava tra i 2,5 e i 3 metri, spesso era realizzata con due pezzi di legno collegati con due piastre di ferro imbullonate. Il becco semi verticale era generalmente realizzato con un terzo pezzo di legno immorsato alla parte orizzontale con 4 piastre imbullonate (ove questo pezzo fosse già naturalmente parte dello stesso legno orizzontale le piastre di fissaggio si limitavano a due).
La struttura era quindi di legno d’essenza dura (quercia) e piastre di ferro.
La realizzazione era artigianale con opera congiunta di falegname (carradore ) e fabbro per le parti in ferro.
Collegamento timone con attrezzo da trainare – Per i carri già di per sé abbastanza ingombranti il timone dell’ordine dei 3 m di lunghezza, era un ulteriore ingombro, per cui quando non erano utilizzati si ribaltava il timone sul carro, il che richiedeva che l’attacco carro timone fosse del tipo a cerniera.
Questa soluzione poteva anche consentire l’utilizzo dello stesso timone su carri diversi ma aventi lo stesso passo nell’attacco a cerniera. Per altri attrezzi quali gli aratri in legno il timone era rigidamente collegato all’attrezzo. Analogamente per i mezzi con barre parallele le barre erano rigidamente connesse al mezzo.
Per attrezzi più piccoli quali carrette o birocci, comunque mezzi a due sole ruote, lo sforzo di traino era più contenuto, e poteva bastare un solo animale, in questo caso non si utilizzava un timone ma bensì due barre parallele. L’animale trainante poteva essere un cavallo per i sistemi più impegnativi, o un mulo o asino o un uomo per quelli più modesti.
Funzione di sterzo – Alcuni attrezzi erano dotati di sterzo, ad esempio i carri, altri come i birocci, gli aratri e in genere gli attrezzi a due ruote non esisteva una funzione sterzante.
Mini timoni per traino con trattori-Con l’arrivo dei trattori il traino animale è tato sostituito dal mezzo meccanico, ma ligi al principio “ non si butta via niente” molti timoni sono stati accorciati e con l’inserimento di una testata in ferro con asola. Sono poi andati completamente in disuso quando i trattori più moderni si sono dotati di sollevatori, richiedendo collegamenti più complessi di un singolo gancio.
I GIOGHI - Avevano diverse forme e dimensioni a secondo dell’animale trainante. Per i gioghi da mucca, esistevano svariate forme, ma non presentando particolari difficoltà costruttive la loro produzione era generalmente di tipo artigianale.
Il materiale era legno, vedi il grosso corpo orizzontale e vari inserti in ferro , vedi il collegano l’area centrale di entrata del timone , e ancora in ferro sono i ganci che sostengono le assi verticali infine gli anelli posti nella parte superiore del giogo che servivano per passaggio di corde. La coppia di assi che abbracciano il collo dell’animale sono fissate con corde.
Il funzionamento – il giogo è un attrezzo semplice, che deve trasmettere la forza di traino dell’animale al timone. Il punto di spinta dell’animale è la parte superiore del collo, sulla conca tra collo e schiena, qui si appoggia la parte superiore del giogo. Le fasce laterali che si chiudono attorno al collo dell’animale hanno solo una funzione di ritenzione ma non trasmettono lo sforzo. Il timone viene infilato nel vano centrale del giogo e una cavicchia infilata nell’apposito foro del timone trasmetterà la forza di traino dal giogo al timone e quindi all’attrezzo trainato.
Il periodo d’uso parte probabilmente dalla preistoria, e nelle nostre campagne e sostanzialmente finito negli anni sessanta, ma in africa è ancora in uso. Naturalmente la forma doveva essere funzionale sia per robustezza, che per non arrecare danno all’animale, ma anche nei modelli più essenziali non mancava il gusto di rifinire l’oggetto con eleganza, che spesso si spingeva a complessi e gradevoli intarsi.
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Data creazioneMercoledì, 12 Maggio 2021
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Ultima modificaMercoledì, 12 Maggio 2021