LA SITUAZIONE FINANZIARIA DEL REGNO – Nel 1948 lo stato piemontese aveva un disavanzo di circa 100 milioni di lire; successivamente, il costo delle due guerre d’indipendenza, l’assorbimento del deficit degli stati unificati ( circa 700 milioni il solo regno delle due Sicilie) portarono ad un debito pubblico che nel 1860 ammontava a 1.482 milioni. Il finanziamento di ferrovie, la Terza Guerra d’Indipendenza e la sparizione delle entrate doganali tra stato e stato, aumentarono il debito a 5.500 milioni, con un costo interessi di 300 milioni anno, pari al 50% delle entrate: era una situazione da default dell’economia. Si operò con la svalutazione della lira di oltre il 30% e si dovette introdurre il corso forzoso della cartamoneta ( non più convertibile in oro ), ma non fu certamente sufficiente. Si passo così all’inasprimento fiscale, da circa il 7% si passò all’ 11%: naturalmente il governo di Destra del Sonnino, e un parlamento ove il diritto di voto era basato sul censo, portò alla scelta di inasprire le tasse indirette ( sui consumi ).Nacque così nel 1868 l’iniqua imposta sul macinato, che naturalmente scaricava il suo peso sulle classi più povere, anche su quelle senza reddito, aumentando fame e denutrizione.