La Coltivazione del granoturco - La prima attività riguarda naturalmente la preparazione del terreno come per il grano, la semina poi nell’ottocento era certamente manuale, con la meccanizzazione del Novecento sono comparse le seminatrici con traino manuale tramite una fune e guida posteriore sempre manuale. I semi venivano posati su una singola fila, quindi la distanza tra le file veniva gestita manualmente.

Dopo la raccolta delle pannocchie, e la loro scartocciatura, la sgranatura della pannocchia avveniva manualmente con l’utilizzo di un attrezzo dotato di uno sgabello e un piano inclinato cosparso di chiodi, sul quale l’operatore sfregava la pannocchia.

Le prime macchine per trebbiare il granoturco furono le sgranatrici, naturalmente con azionamento manuale.

Dopo la sgranatura il mais veniva sparso sull’aia e rimestato con apposite pale in legno per farlo essiccare.
Un’aia parzialmente inerbata, segno di un utilizzo ormai passato
La coltivazione del riso – Non abbiamo reperito dall’archivio dati sulla produzione del riso nel nostro territorio, ma in documenti sanitari dell’epoca si fa riferimento a epidemie di malaria, dovute alla presenza di risaie non autorizzate e di altre autorizzate. Da alcune fonti risulta che nel periodo dei Farnese la coltivazione del riso fosse stata vietata per il rischio malaria, dal fatto che esisteva il divieto alla coltivazione ne deriva probabilmente il termine di risaie non autorizzate. Nel successivo periodo a governo borbonico, in un primo tempo si è eliminato il divieto di coltivazione, ma poi a causa di epidemie di malaria si è nuovamente reimposto il divieto.