Interessante il documento allegato che specifica le condizioni contrattuali per i lavori in area di guerra …


Contratto base dei lavoratori in zona di guerra
All’osteria del castello di Montechiarugolo, gestita da due sorelle Marchetti, si cantavano canzoni contro la guerra, del tipo … butta il fucile … Le due titolari dell’osteria furono denunciate (chissà se la polizia aveva ancora la velina dell’avo Luigi che nel 1816 era stato reo di convivenza con una zitella) e dopo rapido processo mandate al confino. Vari sono stati gli effetti sociali ed economici della guerra, in particolare l’allontanamento dal lavoro di un milione di uomini spediti al fronte inevitabilmente provocò una forte diminuzione della produzione agricola e da qui i razionamenti e la fame. Un elemento spesso trascurato è stato il ruolo indispensabile delle donne nella conduzione delle attività lavorative, sia industriali che contadine, per sopperire alla mancanza di braccia maschili. Per riconoscere questo impegno femminile (ma molto più probabilmente per stimolarlo), il Bizzozzero aveva istituito dei premi riservati alle donne che si erano distinte nella conduzione dei fondi.
Sull’esigenza di aumentare la produzione agricola troviamo due libretti dal tenore ben diverso. Il primo, del 1916, dell’agrimensore Ceriana, analizza le problematiche organizzative della nostra agricoltura, dall’immobilismo dei latifondisti alla mancanza di una moderna cultura dei contadini e dell’assenza di stimoli efficaci quali la formazione ecc. da parte del governo.
Decisamente disarmante è, invece, un libretto di quindici pagine, stampato nel 1918 e certamente scritto dopo la disfatta di Caporetto, che contesta il pacifismo e le sue manifestazioni perché causa della disfatta militare e della fame e il titolo da solo chiarisce l’intento che non richiede commenti.

La lettera sotto esposta riguarda l’impegno delle imprese contadine al conferimento del grano.

E non solo si requisiva il grano, ma limitazioni erano imposte anche sull’utilizzo dell’energia elettrica. Una disposizione del prefetto, datata 8 11 1917, specifica che l’utilizzo dell’energia elettrica per uso forza motrice è consentita solo dalle ore 21 alle 6 del giorno successivo; seguono altre limitazioni. Probabilmente si voleva preservare le disponibilità energetiche per le aziende che operavano su produzioni belliche.