Per qualche anno si cercò di tenere le pecore che fornivano lana per maglie e pullover. La custodia delle pecore era affidata ai ragazzi oppure venivano legate singolarmente ad un palo con una funicella lunga qualche metro nei punti dove cresceva un po’ d’erba, per non lasciarle scorrazzare nei prati. La tosa delle pecore avveniva due volte all’anno , ottobre ed aprile; prima della tosatura però si portavano nel corso d’acqua per un primo lavaggio della lana. Dopo la tosatura avveniva il lavaggio definitivo, con successiva esposizione al sole per asciugare la lana. Era interessante vedere la tosatura: alla pecora venivano legate le quattro zampe unite per impedire movimenti pericolosi ; si usava un grosso paio di forbici, appositamente realizzate. Dopo la tosatura, la pecora era irriconoscibile come aspetto e come dimensione. Avendo soltanto due femmine, pensando di poter allevare qualche agnello, era necessario trovare un maschio in prestito per la riproduzione. Compito anche questo piuttosto ingrato e affidato ai ragazzi. Vi era una famiglia di Tortiano che prestava il maschio. Si doveva andare a Tortiano in due con un'unica bicicletta. Una volta prelevato il montone, uno lo conduceva a piedi con una corda , l’altro, più grande, seguiva adagio in bicicletta. In mancanza di strade più comode si arrivava a ridosso del ponte di Montecchio poi si imboccava il sentiero dell’Enza e, dopo un’infinità di giri e di curve, si arrivava all’inizio di via Resga ad un chilometro da casa. Torno a ripetere che gli indumenti ottenuti con la lana di pecora avevano una buona tenuta termica, ma procuravano un disgustoso prurito. La fine della guerra portò al graduale ristabilimento di una vita più normale e dignitosa.