Elenco delle storie
ATTILIO MAZZALI DA BASILICAGOIANO
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da Basilicagoiano
MEMORIE DI ATTILIO MAZZALI ( da vaccaro a sindacalista)
Nacque nel 1921, nel podere della ditta Mutti, alla Forca ( attualmente denominata la Piazza ) di Basilicanova. Secondo figlio di una famiglia che arriverà a 12 figli, i genitori , di professione vaccari, faticavano ad alimentare la famiglia, così a dieci anni Attilio sospese la scuola ( quarta elementare) e andò come famiglio, con una paga di 50 lire annue e 3,5 quintali di frumento. L’attività procedette con aumenti di paga, sino a 13 anni quando il suo salario salì ad una mezza paga. A diciotto anni lavorerà con il padre e il fratello presso l’azienda di Brandino Vignali, e qui per la prima volta si paleserà lo spirito del futuro sindacalista durante uno scontro con il fattore dell’azienda, che troverà poi soddisfazione con l’intervento del Vignali.
La famiglia d’origine
Nelle sere invernali, imparava a lavorare il legno, costruendo cassapanche, arcolai e armadietti, nel dopoguerra riuscì così a disporre dei primi mobili di casa. Il 2 gennaio del 1941 arrivò la lettera di precetto con partenza prevista per il 7 gennaio. Ebbe però diritto al rinvio di 6 mesi per esigenze di famiglia con prole numerosa. Il rinvio era però subordinato al fatto che almeno un famigliare fosse iscritto al partito fascista. L’atteggiamento della recluta non era certamente collaborativo, così, a causa di alcuni rifiuti, ad esempio di cantare canzoni fasciste, si guadagnò 85 giorni di consegna; inoltre, l’indomani delle partenze per la campagna di Russia, il suo comandante gli comunicò che, a causa del suo atteggiamento da lavativo, non avrebbe avuto l’onore di andare a combattere in Russia.
Nel ’42, di stanza a Livorno, un suo capitano, che lo aveva preso a benvolere, gli propose di frequentare un corso per conseguire il diploma di 5° elementare, diploma che ottenne nel gennaio del ‘43. Nel frattempo, a seguito di alcune licenze, conobbe una ragazza, Vanda, con la quale si fidanzò. Nel giugno ‘43 Attilio ottenne 10 giorni di licenza, di cui due dedicati ad accompagnare la moglie del Capitano, che da Bologna si recava a piedi alla chiesa di S. Luca per invocare la fine della guerra . Gli altri giorni li dedicò alla famiglia e alla fidanzata. Passarono i mesi e la fidanzata gli comunicò che aspettava un figlio. Attilio chiese una licenza per correre a casa e sposarsi, ma nell’agosto restò ferito a causa di un bombardamento. All’ospedale parlò col suo capitano dell’urgenza di raggiungere la fidanzata per sposarsi. Ottenne così una licenza per convalescenza di 40 giorni, ma nel frattempo arrivò l’8 settembre ’43, cioè l’armistizio. Così, giunto alla stazione di Reggio Emilia con tutti i suoi documenti, venne preso dai tedeschi e rinchiuso alla Caserma Zucchi. Riuscì a fuggire e a raggiungere la casa della fidanzata, ma qui il padre di Vanda, offeso dal fatto di maritare una figlia di sedici anni e per di più incinta, lo cacciò. Dopo qualche peripezia, il 14 ottobre finalmente si celebrò il matrimonio riparatore.
Dopo l’8 settembre, il fascismo si riorganizzò, fondando la Repubblica di Salò e richiamando sotto le armi gli ex combattenti. Alcuni aderirono, ma molti cercarono rifugio nella latitanza; così fece Attilio, che di giorno lavorava nei campi, attento alle notizie di possibili retate, e di notte in genere dormiva in rifugi lontano dalla famiglia; in questo periodo ( 18 marzo ‘44 ) nacque il figlio Valter. Con l’approssimarsi dell’inverno del ‘44 le retate dei tedeschi e delle Brigate nere si erano fatte sempre più insistenti, al punto che Attilio ed il fratello Afro decisero di confluire nelle brigate partigiane.
Il distaccamento Partigiano “Leporati “ nel quale militò Mazzali
Tra le operazioni militari condotte, ricorda l’appoggio ( il 24 e 25 febbraio del ‘45) alle truppe partigiane accerchiate sulla Pietra di Bismantova, battaglia che terminò con la ritirata delle truppe tedesche. Il 20 marzo ’45 ci fu una spedizione a casa del sig. Gino Vignali ( figlio di Brandino ed erede di S. Felicola) per richiedere un versamento di 200.000 lire da effettuare presso la chiesa di Bazzano, operazione che poi ebbe esito positivo. Finita la guerra con la restituzione delle armi ( 10 maggio ‘45) il Mazzali ritornò alla sua famiglia e riprese il lavoro di salariato che, con alcuni lavori extra, gli consentì di acquistare la prima bicicletta nel 1946.
La famiglia nel 1966
Nel 1949 fu indetto uno sciopero agrario che perdurò per 45 giorni e si concluse con il miglioramento dei contratti dei salariati. L’impegno svolto dal Mazzali in questo periodo gli valse, oltre alla notorietà, l’elezione a capo lega della Piazza di Basilicanova. Poco dopo, nell’ottobre del ’49, venne arrestato il segretario della camera del lavoro di Montechiarugolo e, dopo un breve periodo di supplenza, nonostante le proprie reticenze, il Mazzali venne chiamato a ricoprire ufficialmente quella carica ( 18 gennaio del 1950) .
Negli Anni Cinquanta l’attività sindacale fu piuttosto intensa, anche perché, con decreto prefettizio, vennero instituite delle commissioni, composte dal Sindaco, dai rappresentanti Sindacali e dai proprietari terrieri, che si riunivano ogni settimana da ottobre a marzo, al fine di trovare occasioni di lavoro per i disoccupati, con impegni tesi a ristrutturare i fondi agricoli. In quel periodo nel Comune erano attive sette leghe contadine, che generalmente si riunivano in assemblea alla sera.
Dal racconto del Mazzali : “Al ritorno da un’assemblea con la Lega di Montechiarugolo, il 1° giugno del 1950, mezz’ora dopo la mezzanotte, all’incrocio tra la strada per Basilicanova e via Lovetta, vidi una persona che mi dava le spalle e sembrava intenta a spendere acqua; la superai, ma improvvisamente sentii echeggiare alcuni colpi di pistola, così mi buttai giù dalla bicicletta nel fosso. La tempestività nel gettarmi al riparo mi veniva dall’esperienza partigiana che mi aveva reso guardingo. Seguirono forse sei o sette colpi. Rialzandomi, sentii dolore al pollice e mi accorsi che stava sanguinando, per cui corsi a casa che distava solo duecento metri e qui mia moglie si rese conto che anche la giacca e la borsa dei documenti presentavano dei fori di proiettili. “ Seguì un’ inchiesta della polizia, che confermò i fatti descritti dal Mazzali, ma ritenne che quel tentato omicidio non fosse dovuto a ritorsioni degli agrari locali ( cosa di cui erano convinti i membri della Camera del Lavoro di Parma) in quanto tali agrari ritenevano il Mazzali persona equilibrata e ragionevole nelle trattative ( giudizio lusinghiero, purtroppo poco credibile alla luce delle varie denunce collezionate per le attività sindacali). Nel giugno del ‘51 partecipò alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, fu eletto e fece parte della prima giunta presieduta dal sindaco Sergio Amoretti. Fu poi rieletto come consigliere sino al 1970, ma non più membro della giunta a causa dei troppi impegni sindacali.
La giunta Amoretti dal 1951 al 1956
Con le varie azioni sindacali e il clima non certo collaborativo degli agrari, tra i 1950 e il 1970 collezionò varie denunce e alcune condanne in primo grado, poi annullate negli anni seguenti. In quegli anni ebbe un grosso seguito tra i lavoratori agricoli, per la sua abilità nel difendere i propri ideali e nel rispondere in prima persona delle iniziative di lotta da intraprendere. Nonostante le numerose denunce, ebbe al suo fianco lavoratori appartenenti a tutti i credo politici. Non fu mai solo, ma sempre attorniato dai suoi attivisti: era combattivo, non settario. Il Mazzali col suo diploma delle elementari, si affiancava a “giovani medici” igienisti, tra i quali:
Dott. Cigala Ferdinando Dott. Canetti Rodolfo Dott. Consigli Maurizio
Coordinati dal Professore universitario Borghetti Paolo
Il gruppo operava per ottenere abitazioni più decorose e porre le basi della MEDICINA DEL LAVORO per i lavoratori del settore agricolo. Mazzali credeva che i partigiani rappresentassero il futuro dell’Italia, al contrario del fascismo. Questi concetti rappresentavano per lui una ragione di vita. Imparò l’uso della calcolatrice, per preparare le busta paga mensili e snellire i conteggi di trattenute e conguagli. Il suo reddito famigliare non era elevato, ma era favorevole alle spese che miglioravano la qualità della vita. Ad esempio, quando a Montecchio aprì la lavanderia, fu tra i primi clienti per il lavaggio delle lenzuola, sfidando il biasimo delle colleghe della moglie.
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Data creazioneMartedì, 02 Giugno 2020
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Ultima modificaLunedì, 06 Maggio 2024