Elenco delle storie
ALDO FERRARI DA BASILICAGOIANO
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Periodo StoricoLa Seconda Guerra Mondiale e le memorie
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Argomento storicoLe nostre memorie del 900 da Basilicagoiano
MEMORIE DI ALDO FERRARI classe 1929
Dove abitava da piccolo?
Da piccolo vivevo in un podere sotto Martorano. Eravamo una famiglia numerosa: c’era mio nonno con i suoi 5 figli, in totale eravamo in dieci. Eravamo mezzadri. Il fondo era della Curia che lo aveva dato in affitto ad un reggiano, per pochi soldi. L’affittuario stimava molto mio padre, ma un giorno propose ad un mio zio di andare a gestire un fondo più piccolo, in autonomia dalla famiglia. Mio padre ci rimase male e chiese perché la proposta non l’aveva fatta a lui. L’affittuario rispose che lo sapeva bene che era il migliore e proprio per questo temeva che, se avesse lasciato il podere, ci sarebbero stati dei problemi.
La famiglia di mia moglie Gina era più povera, loro erano” famì da spesa”, e dopo il lavoro curavano una biolca di pomodori a mezzo.
I vaccari per una paga avevano otto vacche, ma dovevano provvedere a tagliare l’erba. Un garzone ( famì) di 15-16 anni, oltre al vitto e alloggio, durante la guerra, prendeva 2.000 lire all’anno.
Da piccolo, prima di andare a scuola, davo il latte ai vitelli. Per il pomeriggio, il nonno mi preparava alcuni lavori come portare al pascolo i maialini e successivamente la scrofa. Una volta mi era scappata e si era persa, poi per fortuna l’abbiamo ritrovata. Qualche volta andavo a consegnare il latte al caseificio con la bicicletta e il carretto. Quando invece il latte era poco, andavo a consegnarlo con un bidoncino sulla canna. Anche al padrone bisognava portare il latte. D’inverno le vacche erano asciutte.
Si ricorda qualche gioco ? C’era poco tempo per giocare. Mi ricordo che a volte i miei cugini facevano correre dei covoncini nel fosso. Una volta mia cugina è caduta nella peschiera con il carretto del latte.
Nel podere c’erano molte viti, lambrusco, besmen , vernasa, malvasia, terbian. Da ragazzotto nel periodo prima della vendemmia , si andava a fare la guardia alle vigne. Mi avevano fatto un casotto con le canne, e io ci stavo dentro con la cagnetta. Un giorno ho dovuto lasciare temporaneamente il posto di guardia, ma dopo poco ho sentito la cagnetta che abbaiava per avvertire che erano arrivati i ladri.
La famiglia Ferrari durante la potatura di una vite maritata all’olmo
Durante la guerra si faceva il sale con l’acqua delle Terme di Monticelli che, con un tubo, arrivava fino all’Enza. Qualcuno usava i paioli, altri più organizzati avevano fatto delle vasche, ripiegando dei lamieroni, poi si accendeva un fuoco sotto, si faceva evaporare l’acqua e restava il sale.
Una notte ci sono venuti a rubare le galline e mio padre, per sicurezza, ha costruito un blocco alla porta del pollaio. Sono tornati i ladri e, per fortuna, non sono riusciti ad aprire la porta. Mio padre poi ha messo delle latte contro la porta in modo che facessero rumore. Quando i ladri si sono rifatti vivi, il rudimentale antifurto ha funzionato alla perfezione: sentendo il rumore, mio padre ha aperto la finestra e ha sparato due schioppettate. Non sono più tornati.
Dal reggiano, dove il frumento scarseggiava, le donne venivano a spigolare e magari qualche volta prendevano anche qualcosa accanto ai covoni. Venivano anche a raccogliere le sprelle e i radicchi perché nel reggiano la cosa non faceva piacere. Gli uomini, quando non avevano lavoro, venivano nell’Enza a cavare ghiaia e a lavarla; lì coltivavano anche dei piccoli orti.
Una volta i tedeschi stavano facendo un rastrellamento mentre io ero a pascolare tre caproni. Mi hanno permesso di rientrare solo alla fine del rastrellamento.
Un giorno che pioveva i tedeschi sono venuti sotto il nostro portico con un camion stracarico, e ci hanno fatto accendere il fuoco, poi ci hanno chiesto un locale per custodire il carico del camion, quindi sono ripartiti lasciando uno di guardia. Quando andavamo a tavola, la guardia era l’ultimo a sedersi.
Non c’era molto tempo per giocare, bisognava imparare a lavorare e il mio babbo mi ha costruito una ferra ( falce) col manico corto, per farmi imparare a falciare.
Durante la guerra c’erano le requisizioni: ad esempio dovevamo consegnare un carro di legna, ma le radici delle piante restavano a noi. Una volta che si doveva consegnare una bestia all’ammasso, siamo andati con l’asino verso San Lazzaro, ma quando siamo arrivati al semaforo rosso, l’asino non si è fermato!
Tra i pendìsi ( doveri ) che ci imponevano i tedeschi, c’era la coltivazione di una o due biolche a sorgo che dovevamo poi portare in stazione a S. Ilario. Dovevamo consegnare anche del frumento. Di giorno, a volte, a casa nostra capitavano i tedeschi , mentre di notte nel fienile venivano a dormire dei partigiani.
As pagheva un sac ed bretì ( tasse ) : c’era il bollo sulle biciclette e sui carri. Quando si uccideva il maiale, bisognava fare la denuncia e pagare il dazio; i vicini a volte erano cattivi: quando abbiamo ucciso due maiali e ne abbiamo denunciato uno, ci hanno fatto venire a casa le brigate nere ( forse l’ufficiale del dazio ). Quando sono arrivati nel cortile hanno parlato col babbo, lui mi ha guardato, ed io, che anche da piccolo ero malizioso, sono andato dove tenevamo i pezzi del maiale, ho fatto sparire una testa, una coda e quattro zampe, poi sono andato a giocare. Sono saliti a controllare e si sono scusati col babbo, perché l’informazione che avevano avuto era sbagliata.
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Data creazioneMartedì, 02 Giugno 2020
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Ultima modificaMartedì, 02 Giugno 2020