Elenco delle storie
LO SCIOPERO AGRARIO DEL 1908 NEL PARMIGIANO
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Periodo StoricoLa modernità: dal 900 al 1940
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Argomento storicoPrimo decennio del ‘900
Nel 1907 con uno sciopero generale del settore agrario l’organizzazione sindacale ottenne dall’Associazione agraria un accordo sull’orario di lavoro. A quel tempo la giornata lavorativa andava dall’alba al tramonto, con l’accordo venne fissato un orario massimo di undici ore e tredici per gli spesati (famì da spesa) se avevano l’onere di cura del bestiame. Subito dopo l’accordo molti proprietari terrieri della provincia di Parma ritennero l’accordo troppo vantaggioso per i lavoratori e soprattutto temevano il ripetersi degli scioperi per chissà quali richieste. Per questo venne nominato responsabile dell’Associazione agraria parmense l’avvocato Carra, che impostò una serie di azioni e tra queste:
- a) La creazione di gruppi armati (nel solo comune di Noceto si concessero 271 licenze di porto d’armi).
- b) Fece firmare agli associati agrari un accordo secondo il quale coloro che avessero disatteso le direttive “dell’agraria” avrebbero dovuto pagare all’associazione una penale pari al prodotto di un anno delle loro terre.
- c) Convinse vari proprietari a disconoscere l’accordo sull’orario di lavoro firmato l’anno precedente, avviando uno stato di agitazione con i lavoratori e conseguentemente le organizzazioni sindacali.
Sempre nella provincia di Parma sul fronte sindacale si arrivò alla conta tra sindacalisti riformisti dell’area socialista che presero 3.224 voti e la componente rivoluzionaria guidata da Alceste De Ambris che ne raccolse 15.478. Questo successo portò al trasferimento a Parma della rivista sindacale l’Internazionale che verrà diretta dal De Ambris. La Camera del Lavoro di Parma, dopo alcuni mesi di schermaglie, la sera del 30 aprile 1908 decretò lo sciopero generale dell’agricoltura per la provincia di Parma a partire dal I° Maggio. L’adesione allo sciopero fu massiccia in molte aree, in particolare a Sud di Parma, molto meno nella Bassa.
Gli agrari che già si erano organizzati a rispondere allo sciopero di fatto da loro stimolato (con la negata attivazione degli accordi dell’anno precedente), avviarono lo spostamento delle loro vacche verso le vicine città di Reggio Emilia, Cremona. Gli scioperanti tentarono di bloccare tali trasferimenti ma l’intervento dell’esercito e dei gruppi armati civili (antesignani delle squadracce fasciste) ebbero la meglio. Spostate le vacche sempre nel mese di maggio l’organizzazione agraria avviò la ricerca di manodopera dal lodigiano, si mobilitarono gli scioperanti, ma l’intervento dell’esercito consentì l’arrivo di quasi 4.000 crumiri.
Lo sciopero ovviamente privava gli scioperanti del salario, si mobilitarono in parte collette tra operai di varie città e si avviò il trasferimento dei bambini presso famiglie accoglienti in varie città quali Firenze, Bologna Milano Genova e tante altre. Con innegabili difficoltà sotto il costante incitamento del De Ambris lo sciopero continuava e si era ormai a luglio mese nel quale si doveva mietere. La sera del 18 luglio si sparse la voce che l’indomani sarebbero arrivati dal comasco un migliaio di crumiri, la camera del lavoro si mobilitò e l’indomani migliaia di cittadini tentarono di presidiare la stazione ferroviaria, ma l’esercito e i carabinieri caricarono a più riprese la folla, mentre le bande padronali pestarono a sangue le donne che orgogliosamente avevano resistito alle cariche della cavalleria. A quel punto scoppiarono tumulti in tutta la citta e particolarmente nel sempre caldo oltre torrente. L’esercito fece alcuni arresti poi decise di assalire la Camera del Lavoro devastandone locali mobilio ecc. .
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Seguirono alcuni giorni di sciopero generale di tutti i lavoratori di Parma, De Ambris si diede alla fuga in Svizzera. L’ala riformista del sindacato avviò la denigrazione della figura del De Ambris fuggiasco, bloccò la distribuzione dei fondi raccolti per gli scioperanti e di fatto lo sciopero si spense con la vittoria degli “Agrari “ di fatto sostenuta dal governo socialista di “Giolitti”.
Lo sciopero era nato e si era mantenuto locale, ma molto vivo era l’interesse nazionale da parte dei sindacati rivoluzionari, e probabilmente si attendeva l’esito positivo della vertenza per estenderla a livello nazionale. Di fatto la limitazione locale dello sciopero facilitò l’organizzazione dell’”Agraria” che peraltro poteva contare sull’appoggio dell’esercito e delle proprie bande armate.
Del De Ambris ritroveremo tutt’altro impegno per l’interventismo nella guerra del 15-18 e l’avvicinamento al vate Dannunzio con la realizzazione del documento Carnaro nella vicenda di Fiume.
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Data creazioneMartedì, 19 Maggio 2020
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Ultima modificaGiovedì, 21 Maggio 2020